Secondo il primo assioma della teoria del dialogo, qualsiasi interazione umana è riconducibile a una forma di comunicazione, anche il SILENZIO!
Ma non tutti i SILENZI hanno la stessa funzione e lo stesso sapore. Alcuni profumano di leggerezza, altri di semplice dimenticanza, altri ancora sono dettati dall’orgoglio, si tagliano con il coltello e pesano come macigni o – come direbbero gli addicted di WhatsApp – come doppie spunte perennemente ingrigite!
Per vederci più chiaro, gli studiosi hanno diviso il SILENZIO in 2 categorie:
1) I “Silenzi-Arma”
2) I “Silenzi-Risorsa”
Nei “SILENZI ARMA” rientrato tutti quelli rivolti verso figure percepite come bersagli.
Alcuni atteggiamenti catalogabili sotto la voce dei "SILENZI ARMA"?
Fare il muso per indurre l'interlocutore a sentirsi in colpa
Evitare di rivolgergli la parola per sottolineare la sua inferiorità
Trasmettere informazioni con il contagocce per relegarlo in un ruolo di subordinazione
Nei “SILENZI RISORSA” rientrato tutti quelli orientati a promuovere l’attività riflessiva.
Alcuni atteggiamenti catalogabili sotto la voce dei "SILENZI RISORSA"?
Lasciare l'interlocutore libero di esprimersi mentre sta parlando
Permettergli di beneficiare di qualche minuto di tempo per raccogliere le idee
Mordersi la lingua per non aggravare il problema interpersonale, nell’ottica di riprendere la conversazione quando i bollenti spiriti si saranno calmati
Un consiglio pratico per seguire la scia dei “SILENZI RISORSA”? Fare appello all’intramontabile citazione di Voltaire:
"La necessità di parlare, l'imbarazzo di non aver nulla da dire e la brama di mostrarsi persone di spirito sono tre cose capaci di rendere ridicolo anche l'uomo più grande”.
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